Alfonsina Russo, Soprintendente per i Beni archeologici dell’Etruria Meridionale, non ci sta: le cifre presentate dal CNR pochi giorni fa nel corso del convegno “I Beni che perdiamo” sarebbero inesatte, riferibili nientemeno che alla metà degli anni ’90, e non sempre a siti archeologici reali.
Secondo il CNR ”I beni archeologici presenti sul nostro territorio mediamente sono conosciuti solo per il 10%, anche per questo molti di essi rischiano una sistematica distruzione a causa di lavori agricoli, di urbanizzazione, scavi clandestini e fenomeni naturali”. Ma la soprintendente smentisce i dati secondo i quali due terzi dei siti archeologici dell’alto Lazio, sotto la sua giurisdizione, non sarebbero censiti.
“Come mai- si chiede Russo– la soprintendenza dell’Etruria Meridionale non e’ stata invitata al convegno? La tutela del territorio dovrebbe essere condivisa. Credo che i dati forniti siano dannosi: il Cnr da una parte e la Soprintendenza dall’altro, dovrebbero essere coesi per un unico fine, la difesa del patrimonio”.
Che altro aggiungere? Speriamo che la tombola si chiuda qui, che si possano conoscere numeri reali e che nessuno giochi a tirare acqua al proprio mulino. Manco si trattasse del numero di esodati.
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