Calatubo, ovvero le perle alle pecore

La città di Alcamo (TP) di tesori, archeologici e non, ne ha da buttare. Nel vero senso della parola. Di conseguenza non c’è da stupirsi che il castello di Calatubo se ne stia lì a sbriciolarsi, mentre le macchine sfrecciano sull’autostrada sottostante. Io stessa, passando in macchina da quelle parti, mi sono spesso domandata come avrei potuto raggiungere quei ruderi magnifici, e così oggi ne parlo, sperando che qualcuno  interrompa il declino di quel gigante solitario.

Di storie questo castello del secolo XI ne ha da raccontare, e tombe dal VII al V a.C.  testimoniano una frequentazione antica di questo sito, dove oggi si aggirando i tombaroli come avvoltoi su cadaveri inermi. Si parlotta, senza molto costrutto, di progetti di restauro, ma chi conosce gli amministratori della cosa pubblica, che pure hanno voluto acquistare il castello per 60mila euro nel 2007, sa che il cartello con su scritto “Pericolo” è forse il massimo di iniziativa che ci si può aspettare da chi non ha alzato un dito in questi anni, nonostante i numerosi appelli. Nel frattempo, un pastore ha pensato che queste antiche mura potevano ancora servire a qualcosa e ne ha fatto un ovile. Almeno i pastori si ricordano di Calatubo.

Informazioni su Archeologia in rovina

Ieri facevo l'archeologa, oggi faccio un altro mestiere e sono mamma di due bambini che voglio educare al rispetto della natura e all'amore per la storia. Vedo l'Italia diventandare sempre più brutta, sciatta, volgare. Prima uscivo di casa e andavo su tutte le furie, ma la cosa finiva lì. Adesso ho deciso di farmi sentire.
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